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NONNI E NIPOTI

Stephen Daisley (Spectator, 31 gennaio 2023) ricorda che  il 13 maggio 1998, Khairi Alkam, un lavoratore palestinese cinquantunenne con moglie e nove figli si recò presto alla moschea di Al Aqsa per pregare e, passando per Mea Sharim, un sospetto terrorista ebreo (sic) lo pugnalò a morte alle spalle. Ezer Weizman, Presidente israeliano, si recò dalla vedova per farle le condoglianze, descrivendo l’omicidio come un atto da codardi e, ancorché l’assassino non fosse stato identificato e quindi non vi fossero gli estremi per il risarcimento, le fece avere una pensione. Il 27 gennaio 2023, Khairi Alkam, nipote del palestinese ucciso, entrò nel Tempio Ateret Avraham di Gerusalemme uccidendo sette persone. Come noto, vi furono festeggiamenti in Gaza e Cisgiordania. Nel mondo, si discorre di “ciclo di violenza”, come fanno quelle mamme incapaci che, quando i figli litigano, danno la colpa a tutti e due per evitare problemi. Questi atti efferati non sono provocati né dall’occupazione né da altro; Albert Einstein, quasi un secolo addietro, protestò sui giornali per un atto analogo e/o peggiore: Israele non esisteva.

Cosa proporre? Beh, anzitutto diciamo che prima di lanciare ingiusti ed inaccettabili anatemi verso gli arabi, che sconfinano nel razzismo, proviamo invece a sperare che si dia loro la libertà (visto che l’ANP non indice le elezioni da quasi vent’anni) perché se fossero in democrazia la pace non sarebbe un’utopia. A meno che si sia così razzisti da ritenere che vi siano popoli inadatti alla libertà: se così fosse, abbiate il coraggio di dirlo.

 

Emanuele Calò © diritti riservati