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Giuseppe Veltri, Il Rinascimento nel pensiero ebraico, Ed. Paideia 2020

Ancora un saggio è il suggerimento di lettura di questo appuntamento, parliamo dunque de Il Rinascimento nel pensiero ebraico di Giuseppe Veltri, un lavoro che ci ha particolarmente impegnato e che evoca il grande apporto culturale del semitismo alla koinè rinascimentale. Un apporto che – per inciso – trova uno dei fuochi d’orine nell’oggi trascurato Meridione d’Italia, grazie al contributo di quel Moncada, il quale influenzerà molti grandi umanisti, a partire da Pico della Mirandola, che traeva a sua volta ispirazione da Abramo di Samuele Abulafia con un approccio filosofico che, con le dovute evoluzioni, giungerà fino a Giordano Bruno. Ma tornando all’opera avvertiamo come l’autore sottolinei la tensione degli intellettuali nel verso del cosiddetto “divenire storico” che apre alla fioritura delle arti e delle lettere, in cui si innesta il contributo rappresentato nel testo. Viene così profilandosi uno scenario culturale e politico eccezionale in cui troviamo da una parte volontà di partecipazione dall’altra l’impulso allo studio e alla conservazione dei classici ebraici. Sicché grande rilevanza assume un confronto tra due ingegni quali sono Azariàh de Rossi e Rav Loew. Il primo concentrato a riaprire il dibattito neoplatonico, prendendo a riferimento Filone di Alessandria (ma, osiamo dire, rimandando a numerose altre figure pure appena accennate, o suggerite, come quella del grande umanista Leone Ebreo); dall’altra troviamo l’analisi metaforica del Pentateuco e l’osservazione severa e acuta del patrimonio midrashico-talmudico, che ritorna sul piano filosofico. C’è dunque molto materiale in questo saggio su cui riflettere per dare luogo a studi ulteriori e approfondimenti.

Gennaro A. Avano

saggista antropologo.