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IL VERO PROBLEMA DI GAZA: CON I TUNNEL NESSUNA RICOSTRUZIONE

La pace a Gaza è in stallo, annunciano quasi tutti i mezzi d’informazione e, conseguentemente, anche la vicenda degli ostaggi, nonché la sopravvivenza dei poveri Gazawi, martoriati e vittime di genocidio, come ha detto la “preziosa” dottoressa Albanese alla Statale di Milano, dove ormai Hamas ha la sua base italica.

Le varie anime del governo Trump continuano a minacciare l’inferno per Hamas, ma contemporaneamente avviano negoziati diretti con i terroristi, un vero bailamme e una vera palude in cui i terroristi si muovono come in un habitat naturale.

Israele, intanto, annuncia che sospenderà la fornitura di energia elettrica e di acqua potabile, mettendo a nudo un paradosso che non passa neanche per l’anticamera del cervello delle varie “Albanese” in giro: un paese che subisce un 7 ottobre e reagisce con una guerra fornisce elettricità ed acqua al nemico (sic).

Roba da “Azimov”, ovvero da fantascienza: naturalmente per i propal è normale…!!

C’è una bellissima poesia di Trilussa che parla di “guerra umanitaria” e sostanzialmente dice che dovrebbero essere inventati appositi proiettili con esplosivi davanti e  ovatta disinfettata (bambagia)  dietro: “la palla sbucia e la bambacia attura” (la palla buca e l’ovatta chiude la ferita).

Fiamma Nirenstein, sul “Giornale” di ieri scrive però che secondo le stime dell’intelligence USA questa chiusura non servirà a niente, perché a Gaza esistono diversi generatori di elettricità e diversi dissalatori tascabili che possono minimizzare l’impatto della chiusura per almeno sei mesi (poveri Gazawi).

Ma come…? Non si sapeva prima…? Ho posto già la questione rispondendo ad un magistrato per il tramite del direttore del giornale online “la Clessidra” facendo notare che per il valico di Rafah, attraverso appositi tunnel dal 2007 al 2022 sono passate seimila tonnellate di cemento per costruire i tunnel; il che vuole dire altrettante tonnellate di acqua dolce, ferri d’armatura, ghiaia e sabbia di fiume (per un totale di oltre trentacinquemila tonnellate di materiali), oltre le centine e le carpenterie (strutture di sostegno che servono per i getti di calcestruzzo), i macchinari che sono giganteschi per permettere la perforazione fino ad 80 metri di profondità.

Nel frattempo Israele forniva alla popolazione civile elettricità ed acqua potabile…! Queste sono cose mai prese in esame da nessuno e che hanno consentito la realizzazione di una rete di cunicoli, stanze sotterranee, pozzi, tunnel carrabili unica al mondo.

Parlare solo delle distruzioni in superficie è un “non” senso che non risolverà un bel niente e se non verrà prima smantellata la rete sotterranea disposta in triplice strato, sarà come aprire la strada alla prossima guerra, che Israele non potrà vincere.

I costi sono enormi e, per ora, stimati solo per la superficie, ma lo smantellamento dei tunnel necessita di una somma almeno tripla e un tempo indefinito, che è la cosa peggiore.

Bisogna calcolare, infatti, che tutti gli ospedali, uffici pubblici, scuole e moschee avevano delle porte d’ingresso alla rete sotterranea, così come una grande quantità di case civili.

Per smantellare la rete sotterranea bisognerebbe abbattere e ripulire tutto ciò che si trova sopra, il che vuol dire agire “a cipolla” togliendo uno strato per volta, cosa quasi impossibile da realizzare; ecco perché Trump vorrebbe togliere prima gli abitanti.

Hamas ha agito come un ragno, tessendo la sua tela, che è una polizza sulla sua sopravvivenza…! Israele ha sbagliato di certo, non nel sottovalutare questo aspetto, ma lasciando Gaza ai Gazawi…!!!

Questo deve portare Israele al tavolo dei negoziati eventuali, dimostrando che ogni paese lasciato nelle mani di chi vuole la sua distruzione diventa una piovra, anzi un’Hydra di Lerna.

Ercole ne ebbe ragione solo aiutato dal giovinetto Perseo che bruciava ogni testa che lui tagliava; senza la bruciatura (ovvero la distruzione fisica), ogni testa tagliata ne produceva due: il paragone calza…!

Teniamo presente, poi, che il sottosuolo di Gaza è costituito prevalentemente da sabbia e limo, data la presenza di falde d’acqua dolce, cioè il terreno più ostico ad essere perforato ed avente una portanza (capacità di sopportare pesi) molto bassa.

Ad ovviare a questi inconvenienti hanno contribuito uno stuolo di ingegneri, principalmente nordcoreani.

I tunnel sono attrezzati di tutto punto: paratìe impermeabili, porte blindate, percorsi cablati, sensori, reti televisiva e telefonica via cavo, sistemi elettronici d’avanguardia, ovvero l’ottava meraviglia del mondo.

Poi si deve considerare (e non è una cosa di poco conto) che le fondazioni delle nuove costruzioni andranno ad interferire per forza con tutto quello che è sotto terra, condizionandone le scelte tecniche. Perciò il problema, da tutti trascurato, è condizionante e rischia di far naufragare ogni buona intenzione.

Questa è la vera Gaza dove i soldati israeliani si sono trovati a muoversi: una rete che è il vero ostacolo alla ricostruzione di Gaza e chiunque ne parli senza nominarla è in malafede ed Israele non può permettersi un altro sette ottobre.

Marco Del Monte, ingegnere