Chi tra gli Ebrei predica “due popoli, due stati” non considera quella che è stata l’incubatrice del 7 ottobre, cioè l’indipendenza effettiva ma non dichiarata di Gaza; non considera, inoltre, neanche cosa ne pensano i “Cisgiordani” (che io mi rifiuto di definire palestinesi, anche perché inventati da Arafat nel 1973 come fece Frankenstein con la sua creatura).
La domanda, in sé banale, da porre ai cari correligionari (come ho fatto ieri sera su una chat) è: avete mai visto uno di questi signori con in bocca il “fumetto” due popoli due stati…? Per quanto l’abbia chiesto varie volte non ho ottenuto nessuna risposta. Ne ho posta un’altra: l’ANP ha mai descritto i confini di questo stato surreale…? Anche qui zero risposte.
Allora ne pongo una terza: avete idea di quanti morti ci sono stati tra le fila di Al Fatàh dopo le elezioni del 2007 a Gaza…? Qui c’è chi azzarda tremila, chi cinquemila, chi semplicemente non sa.
Quest’ultima domanda tiene conto di una serie di considerazioni che non tutti fanno e che sono, invece, doverosamente alla base di ogni ragionamento, prima fra tante perché Gaza (come popolazione intendo) ha votato compatta per Hamas, mentre i Cisgiordani hanno votato per Abu Mazen…? Ripartiamo da qui per dare un filo logico e seguirlo, invece di balbettare quella frase senza capo né coda.
Gaza ha dimostrato di essere un’entità a sé stante, abitata da Palestinesi doc, libera di fare quello che voleva (e si è visto), mentre la Cisgiordania è sempre stata “controllata” da qualcuno, come i turchi dell’Impero Ottomano, come gli Inglesi del protettorato e come gli Israeliani che li controllano da vicino e da lontano.
Checché se ne dica, Abu Mazen deve la sua vita ultraottuagenaria alla sorveglianza di Israele e lui lo sa molto bene e in un certo qual modo è riconoscente.
Gaza è stata ed è il laboratorio di come distruggere Israele, con vent’anni di libertà alle spalle. In questi mesi tutte le organizzazioni mondiali che hanno adottato il motto “Palestina libera dal fiume al mare” distorcono e manipolano la realtà, specie quando pronunciano la fatidica frase sui due popoli; gli islamisti non vogliono saperne perché, come noto, nella loro geografia Israele è l’entità sionista che deve scomparire.
Ora, ammesso e non concesso che Maometto scenda dalle nuvole sottobraccio a Mosè, la frase è vuota, ridicola e vuota.
Provate a domandare ad uno dei tanti lupi solitari, che vanno girando armati di coltello, arma preferita dagli jiadisti; penso che invece di ricevere una risposta si prenda qualche fendente.
Devo dire la verità: sono rimasto di sasso quando ho visto che una delle tante (troppe) associazioni ebraiche e miste ha aggiunto “due popoli, due stati” al suo logo.
In effetti cadono le braccia al solo pensiero delle mille e una volta che a valle di ogni campagna militare vinta Israele ha offerto “terra in cambio di pace”, ricevendo un secco rifiuto, coronato da qualche intifada di contorno.
Esaminiamo attentamente i fatti: dopo la guerra dei sei giorni Israele aveva raggiunto la massima espansione territoriale ed era in grado, quindi, di controllare la situazione, avendo a disposizione vari spazi cuscinetto e potendo trattare quindi da una posizione di assoluta forza.
Non solo non si è raggiunta nessuna pace, ma i cosiddetti “arabi” hanno aumentato le loro pretese territoriali, non ponendo mai sul tavolo la panacea condensata nel famoso ritornello.
Problema nel problema c’è la città di Gerusalemme che l’UNESCO, con decisione supportata da storici ed archeologi provenienti dalla galassia “B 31”, ha deciso che a Gerusalemme non c’è traccia di presenza ebraica.
Ora, siccome la bomba atomica non era stata ancora inventata, c’è da chiedersi chi fosse quel popolo sconfitto nel 70 d. Ch. dai Romani, i quali scrivevano tutto sulle famose colonne di trionfo, che si trovano ai Fori Imperiali di Roma.
Naturalmente, come corollario, dovremmo ammettere che storici come Giuseppe Flavio non siano mai esistiti, cosa che l’UNESCO non è stata in grado di provare.
Gerusalemme, quindi, essendo sacra a tutte le religioni, esclusi i Maya, dovrebbe essere internazionalizzata e divisa come la Berlino del dopoguerra.
Fatto questo breve excursus, l’unica cosa che si conferma una volta di più è che al posto dell’assunto “due popoli, due stati” si può usare comodamente (anche per uscire dalla noia) l’espressione “l’Isola che non c’è” dell’inventore di Peter Pan, James Matthew Barrie.
POST SCRIPTUM
Le ultime elezioni in Cisgiordania hanno visto prevalere Hamas, ragion per cui Abu Mazen ha fatto
in modo di non rischiare altre elezioni. Questo conferma le divisioni in Cisgiordania e la
compattezza di Gaza, senza nulla togliere al contesto.
Ringrazio Sergio per la precisazione.
Marco Del Monte, ingegnere