IL CUNEO ROMANO
In questi mesi di guerra a Gaza, tutto il mondo ha occhi solo per gli abitanti della Striscia, dove è stato sdoganato il termine genocidio per una percentuale insignificante di morti rispetto alla popolazione.
Si badi bene, io sostengo da sempre la tesi di Hemingway sul rintocco della campana “a morto”: ogni morte è per tutta l’umanità e, pertanto, il discorso che faccio è basato soltanto sulla freddezza dei numeri.
Detto ciò, la domanda che si pone è: come classificherebbe la signora Albanese il massacro degli alawiti in atto in Siria dopo la caduta di Assad…(e ovviamente quello a parti invertite messo in atto da Assad e i suoi accoliti)…?
Solo negli ultimi due giorni mille persone sono state assassinate in perfetto stile Hamas (7 ottobre): secondo la sullodata signora (e adepti) evidentemente ciò che sta avvenendo in Siria è la programmazione di una gita in Paradiso per martiri nuovi di zecca.
Per cadere in equivoci, non resta che una tragica ironìa.
Stando alle ultime notizie i seguaci di Assad, gli alawiti, appunto, si sono rivolti ufficialmente a Israele, cui hanno chiesto protezione (sic…!).
La nemesi greca si è impadronita della scena, ma non mi sembra che Israele stia valutando questa ennesima svolta da quando è tornato Trump; anzi, secondo me, si sta crogiolando in tutt’altre faccende.
Gli Ebrei dovrebbero essere il popolo del libro, nel senso che tutti gli avvenimenti che ci riguardano vanno a far parte della memoria collettiva, ma in questi frangenti pare che abbiano dimenticato tutto.
Nessuno ricorda, evidentemente, come i Romani hanno fatto crollare le mura di Gerusalemme e quelle del Tempio.
Provo, quindi, a riesumare la storia, sperando che qualche bel cervello dell’attuale scombiccherato governo Netanyahu ne prenda nota o, quanto meno, se ne ricordi o se lo ristudi.
Il metodo è semplice come un’intuizione poetica: mandavano avanti un manipolo protetto da una testuggine di scudi che apriva una falla nella struttura muraria e poi un secondo manipolo che infilava uno zatterone di legno e metallo nella fessura; un terzo manipolo martellava il cuneo che, penetrando nella fessura, la divaricava fino al crollo.
Usciamo dalla metafora e valutiamo la situazione attuale, per cercare di capire come può essere portata a favore di Israele.
Il mondo islamico innanzi tutto, ma anche il fronte dei propal nostrani, non sono un tutto monolitico, ma hanno delle divisioni interne a volte insanabili, di cui bisogna approfittare.
I due grandi gruppi sono costituiti dai sunniti e dagli sciiti, che si dividono al loro interno in salafiti, alawiti, waabiti ibaditi ed altro e questi gruppi si fanno la guerra fin dal tempo della morte di Maometto, vuoi per una questione di discendenza diretta dal Profeta, vuoi per la dichiarata fedeltà allo stesso.
La più importante, ma non unica, differenza religiosa tra musulmani è quella tra la comunità maggioritaria sunnita da un lato e le differenti comunità sciite dall’altro; un terzo gruppo, gli ibaditi, include una piccola minoranza.
Per comprendere la distinzione tra sunniti e sciiti si fa riferimento alla divisione della prima comunità musulmana, in seguito alla morte del Profeta, su chi dovesse guidarla e, soprattutto, ai conflitti che divisero queste comunità nelle prime due guerre civili (fitàn).
Si definiscono “sciiti” i sostenitori di Alì Ibn Abi Talib, cugino del Profeta e della sua linea di discendenza e “sunniti” coloro che invece accettano la legittimità della successione al Profeta da parte dei primi tre califfi (Abu Bakr, Umar ed Uthman) e la successiva vittoria delle dinastie califfali umayyade ed abbaside.
Israele dovrebbe cogliere ogni occasione per entrare nelle “fessure” che l’Islam offre ed agire, quindi, come il cuneo romano.
È da notare che anche tra gli Ebrei esistono differenti visioni e discontinuità, esistono Ashkenaziti, Italiani, Sefarditi del nord Africa e Spagnoli, ma questi gruppi non si fanno la guerra, mentre tra i Cristiani ci sono state guerre e ritorsioni che hanno prodotto nei secoli migliaia di morti (dei mini-genocidi, detto per accontentare l’ineffabile signora Albanese).
Questa vicenda degli alawiti siriani, deve essere attentamente valutata e sfruttata al meglio, anche se ora bisogna fare i conti con Trump, abituato a portare avanti le cose in proprio, mutando linea ed umore da un giorno all’altro.
Ora, per esempio, sta trattando in solitaria con Hamas, così come ha fatto con Putin per l’Ucraina, dove è bastata una sua parola per provocare in due giorni una quantità di morti e di danni mai visti.
Lo scenario è complesso, ma Israele deve diventare il “cuneo” e non deve essere più né “incudine” né “martello”.
Marco Del Monte, ingegnere