IL VITELLO D’ORO
Il mondo è chiaramente in disfacimento e si prepara a una nuova guerra mondiale, dove, per la prima volta non ci sono alleanze definite: perché..?
Perché le democrazie che dovrebbero costituire un blocco unico sono in disaccordo tra loro e sono minate al loro interno da lacerazioni insanabili.
A prima vista il paese più lacerato è l’Italia dove convivono, scontrandosi in continuazione, gruppi politici disomogenei anche al loro interno, uniti solo nella conquista di un potere politico sempre più incerto.
Di fronte a questa situazione emergono gruppi di potere, mai sopiti, che non fanno riferimento a nessun colore politico, quindi, paradossalmente, due blocchi antagonisti che diventano solidali per ricostituire zone di influenza e stabilità.
Le zone instabili non mancano e il conflitto mediorientale, su cui sono puntati i riflettori del mondo è solo una delle tantissime guerre aperte.
I conflitti che ci interessano da vicino sono però due: quello in Ucraina e quello mediorientale; in Ucraina, almeno apparentemente, si scontrano la Russia e le democrazie occidentali, mentre in Medio Oriente c’è la confusione che dura da secoli, dovuta principalmente al fatto che uno degli Stati in guerra non esiste nemmeno sulla carta e, quindi, è rappresentato da gruppi terroristici.
Il tavolo verde, apparecchiato per una partita di biliardo, è stato però sconvolto dall’avvento del secondo governo Trump.
Il conflitto in Ucraina cruento e strisciante era già iniziato nel 2014, scoppiato con le pretese della Russia sulla Crimea e sulle due provincie ricche di terre rare: il Donesq e il Donbass, giustificate con la scusa di portare sostegno alle minoranze russofone di confine.
Sullo scenario internazionale gli Usa presero la stolta decisione di abbandonare l’Afganistàn al suo destino con un’azione repentina (una fuga sarebbe meglio dire) più spettacolare e tragica della ritirata dal Vietnam.
La Russia è andata a nozze e l’Iran altrettanto, mentre la Turchia (erede dell’Impero Ottomano, doppiogiochista imperitura) approfittò del terzo tavolo appena aperto, sedendosi tra le grandi potenze; del resto la Turchia di Erdogan ha il secondo esercito della NATO dopo gli USA e visto il minacciato ritiro degli USA sta cercando di far valere questa supremazia numerica.
L’Iran, debolissimo economicamente e militarmente fiaccato dalla pluridecennale guerra con l’Iraq, ha investito tutte le risorse con il mettere a tacere tutti gli oppositori interni ed armando gruppi terroristici come Hetzbollàh e Hamas, oltre che, naturalmente, dedicarsi al nucleare.
Questo lo scenario sul quale Trump comunque ha fatto sentire immediatamente la sua voce imperiosa ed ha annunciato una cosa nota a tutti e cioè il suo saldo rapporto diretto con Putin insieme al quale ha messo subito in chiaro che si spartiranno il mondo a scapito di tutti gli altri, Cina compresa.
Trump è entrato a gamba tesa nell’Unione Europea e nella NATO, dichiarandosi disposto a negare l’ombrello protettivo degli USA, imponendo un ricatto marcato pure dall’introduzione di dazi pesantissimi contro tutti, tra cui la Cina, ma escludendo la Russia.
Ha preso, comunque, in mano la situazione in Medio Oriente, facendo vedere immaginificamente che anche in un paese apparentemente derelitto come Gaza può iniziare l’età dell’oro, evidenziata da una sua statua d’oro affacciata su una riviera da sogno, come il Cristo brasiliano.
Attenzione, però, guardiamo tutte le scene in cui compare Putin, sempre uscente da una porta a due ante altissima tutta d’oro, aperta da quattro guardie d’onore (ma sicuramente motorizzata per il peso) e mostrante la potenza del dio russo. Piccola parentesi esplicativa: un litro d’acqua pesa un chilo, un litro di acciaio pesa otto chili, mentre un chilo d’oro pesa venti chili.
Trump e Putin, quindi, uniti dallo stesso potere che si appoggia al popolo come in un’enfasi di idolatria: sono queste immagini che fanno pensare al vitello d’oro, costruito contro Mosè,
la Bibbia narra di un popolo senza terra che esce dall’Egitto per incontrare D. nel deserto del Sinai, ma insieme a questa moltitudine, mescolati al popolo minuto escono pure banditi, ladri, fuorilegge e bestemmiatori, i quali (secondo la tradizione religiosa) approfittano dell’assenza del capo per costruire un dio d’oro al quale offrire sacrifici.
Ma sostanzialmente questo simbolo rappresenta il potere assoluto esercitato dagli uomini, che non ha niente di divino: Trump e Putin sono due facce della stessa medaglia, però, la loro coincidente visione del mondo può veramente costituire un presupposto di una pace duratura, sia pure armata, basata sulla deterrenza reciproca.
Personalmente immagino quella statua di Trump animata e bifronte (come il l’importantissimo dio Giano) con le sembianze di Putin dall’altra faccia della medagli mentre esce dalla porta d’oro del Cremlino per dettare al mondo le stesse regole.
Ecco che evapora la questione territoriale di Gaza, così come l’immagine del Canada che non vuole diventare la cinquantunesima stella della bandiera americana.
La Cina per ora sta a guardare e Xi tiene ancora in soffitta la “sua” statua d’oro.
Il giallo di questo metallo sarà, per i prossimi anni, il colore della bandiera del vero potere temporale..!
Marco Del Monte, ingegnere