Ieri mattina, come riportato su tutti i giornali e telegiornali, si è cominciato a parlare di due cose: la prossima caduta dell’Ucraina e dei massacri in Siria (mille morti in due giorni).
I nuovi padroni si vendicano degli Alawiti e dei Cristiani, che si rivolgono a Israele per avere aiuto e protezione e lo fanno con una sfacciataggine propria dei mercanti da suk, quali sono.
All’Università di Milano, nel frattempo, c’è una nuova iniziativa delle anime belle di Amnesty International, ben supportati dalla signora Albanese che vede solo il genocidio dei poveri Gazawi.
Abbiamo più volte dimostrato che la popolazione di Gaza, in questi cinquecento giorni è aumentata, che cinquantamila morti su una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti dà una percentuale che non consente neanche lontanamente il paragone con il milione di morti, su due milioni, di armeni gasati dai Turchi, ma non c’è niente da fare, resta l’ossimoro del deicidio così come quello del genocidio.
Per certe teste di legno non si può istituire nessun ragionamento logico se c’è di mezzo un qualcosa di ebraico; sono duemila anni che il Cristianesimo lavora a questa incredibile definizione, mentre l’Islamismo porta al paradosso di ripartire da Ismaele, cui Isacco ha sottratto beni e primogenitura.
Del resto D. ha benedetto pure lui e, quindi, non c’è apparentemente niente da fare.
Facendo un salto triplo nel tempo ripartiamo dalla caduta dell’Impero ottomano, avvenuta il 1° novembre del 1922, quando la Turchia firmò l’armistizio con la Grecia. Subito dopo venne proclamata la Repubblica e nel 1924, Mehmet (Maometto) VI abbandonò anche il titolo di Califfo.
In quel momento si delineavano degli stati sovrani governati da musulmani, come Libano, Egitto, Giordania, Siria, Iraq, Gaza e Persia, mentre Giudea e Samarìa, parte della Cisgiordania, il deserto del Neghev e la valle della Bekà rimanevano un’entità informe e indefinita o, come avrebbe detto Voltaire, un’espressione geografica.
Il nome Palestina vagava tra una porzione di terra e l’altra, ma non sull’unico lembo di terra dove avrebbe dovuto stare, cioè Gaza, patria dei Falashtìn.
Non c’era uno Stato, quindi non c’erano abitanti cui dare il nome di Palestinesi, oppure si doveva scrivere su qualche pezzo di carta che c’erano dei Palestinesi Armeni, Cattolici, Cristiani ortodossi, Ebrei e Musulmani, ma un’idea saggia non alberga in certe realtà.
Evidentemente nessun Palestinese sentiva il prurito di avere un suo stato, mentre gli Ebrei europei, colpiti da un’ondata di antisemitismo, dalle leggi razziali italiane del 1938, dalla manifesta intenzione di soggiogare l’Europa da parte dei nazisti, cominciarono a pensare all’eventualità di ricostituire uno Stato ebraico nella terra di Abramo.
Sorvolando sulle vicende dal 1938 al 1947, l’ONU, con la delibera n° 181/1947, prese la cartina dell’Imperatore Adriano (163 d. Ch.) squadrette, righello, compasso e un pennarello verde e disegnò due stati.
Gli Ebrei aderirono entusiasti proclamando lo Stato libero di Israele che fu riconosciuto dall’ONU (primo votante a favore lo Stato di Russia), mentre i paesi Arabi, in nome e per conto di un popolo inesistente come tale, invitarono gli islamici ad abbandonare quella terra che l’ONU aveva arbitrariamente chiamato Palestina e ad uscire dai confini di Israele e andare a risiedere nei paesi circostanti in campi profughi provvisori, in attesa che gli Ebrei fossero ributtati in mare.
Solo nel 1973, Arafat inventò i Palestinesi senza definire uno Stato con dei confini creando il caos di adesso, caos che alberga nei vari movimenti propal che non conoscono né storia, né geografia.
Questa ignoranza è pure comprensibile, mentre quella di persone colte ebree e non, che vanno in giro mondati dai peccati solo perché pronunciano “due popoli due stati”, non è tollerabile.
Tutti si gloriano e si qualificano grandi statisti, quando brandiscono queste parole come la spada di Re Artù o predicandole come la magìa di Mago Merlino che con un “abracadabra” risolveva tutti i problemi.
Innanzi tutto, questi uomini di scienza dovrebbero prendere atto che Gaza è DA SEMPRE uno stato a sé stante, riconosciuto tale da Abramo in poi, dagli Egiziani, dagli Assiri, dai Babilonesi, dai Romani e, last but not least, dalla stessa ANP di Abu Mazen.
In secondo luogo, dovrebbero cercare di mettere un po’ di buona volontà nel convincere i falsi “Palestinesi” attuali a proporre dei confini, a muoversi in tal senso e non continuare a piagnucolare sull’Isola di Peter Pan, sostenuti da una Albanese qualsiasi che parla di genocidio come per riesumare il dentifricio Durbans per pulirsi meglio la bocca.
Trovo intollerabile, infine che quattro ebrei abbiano firmato il famoso documento degli altrettanto 196 falsi ebrei contro il governo di Israele.
Non ho mai detto che siamo un popolo di santi ma non abbiamo ucciso nessun dio e non abbiamo commesso nessun genocidio; chiunque va in giro pronunciando la frase magica “due popoli due stati” dovrebbe cominciare a studiare il vero significato della parola “ossimoro”.
Marco Del Monte, ingegnere