PALESTINESI E CULTURA: UNA STORIA INVENTATA
Ieri mattina, su alcuni quotidiani online ho letto una dichiarazione rilasciata da un “ufficiale” di Hamas, che si dichiarava originario di Kan Younis, ma rifiutava ogni riferimento al suo stato di palestinese; questa è la denuncia di un’altra mistificazione (o di ignoranza dichiarata della storia), in quanto è dimostrato, invece, che gli unici veri palestinesi sono i Gazawi.
La loro presenza data dal diciannovesimo secolo a.Ch., presenza incrementata nei secoli successivi da migranti provenienti dalla Giordania, dall’Arabia Saudita e, soprattutto, dall’Egitto.
Durante la costruzione del canale di Suez (1859 – 1869), gli operai e le maestranze si trasferirono a Gaza con tutte le loro famiglie, rimanendovi, poi, fino ai giorni nostri, costituendo una popolazione eterogenea, con nessun legame con gli abitanti della Cisgiordania, per la quale fu abbandonata la definizione dell’imperatore Adriano, cambiata, appunto, da Palestina in Cisgiordania.
Questo lembo di terra è costituito in gran parte dalle vecchie terre di Giudea e Samaria, già a forte presenza ebraica, come affermano sia Erodoto che Senofonte nella sua Anabasi.
Molti altri storici, compresi i redattori delle Cronache di Ciro il Grande, danno ragione della esistenza di Gerusalemme, capitale del Regno di Giuda, fino alla conquista romana iniziata da Augusto attorno al 40 a.Ch.
La ricostruzione, che ora vede questo fantomatico stato di Palestina esteso “dal fiume al mare” e comprendente Gaza, è un falso storico da Guinnes dei primati che sta frantumando le menti degli utili idioti occidentali nel loro tentativo di riscrivere la storia di queste terre, non pensando che si dovrebbero, contemporaneamente, mandare al macero i quattro Vangeli (segnatamente quelli di Matteo e Giovanni), tutta la storia di Gesù, gli atti del Concilio di Nicea e tutta l’opera di Isaia.
Da notare che dall’opera di Isaia la Chiesa trae motivi per giustificare la venuta del Messia, sicché le affermazioni sposate dall’ONU, dovrebbero oscurare totalmente il Cristianesimo.
Mi domando come sia possibile che ciò stia avvenendo, la cancellazione della presenza ebraica, almeno stando ai testi sacri, dovrebbe far crollare l’intera impalcatura del Cristianesimo, perché bisognerebbe ammettere che è possibile costruire una casa a partire dal tetto.
La stessa religione musulmana, che piaccia o no, affonda le sue radici nell’ebraismo e questo non si può negare, dato che i musulmani venerano Ismaele, figlio di Abramo: di chi sarebbero discendenti altrimenti..?
L’evidenza dei fatti è completamente ignorata dai “soloni” dell’ONU e dai “sinistri” di casa nostra che vorrebbero vedere riconosciuto lo Stato di Palestina, che, stando così le cose, è come la repubblica che Platone descrive nella sua Utopìa.
L’Utopia è qualcosa senza luogo e senza tempo e fa pensare a terre lontane, meravigliose, ma appunto senza luogo (utopia).
Questo ci fa ricordare le innumerevoli culture con le quali l’Ebraismo si è confrontato, tra le quali spicca l’ellenismo, cioè la cultura greca alla quale si deve anche la famosa traduzione dei settanta (saggi) e, di sicuro, anche la sopravvivenza della lingua e della cultura ebraiche, tramandate anche nei secoli più bui.
C’è da ricordare un particolare rilevante venuto alla luce di recente nel quartiere della Giudecca di Reggio Calabria, dove fu stampato il Pentateuco con il commentario di Rashì, da parte del tipografo Abraham ben Garton il 5 febbraio 1475.
Questo volume è ora esposto al Museo di Reggio Calabria, essendo stato acquisito al patrimonio della Regione, il che costituisce un’altra prova, l’ennesima, della vitalità della cultura ebraica tramandata in millenni di storia.
Non altrettanto possono vantare i palestinesi, inventati nel 1973 da Yasser Arafat, dopo la guerra dello Yom Kippùr.
C’è un’altra grave menzogna storica che si cerca di accreditare in questo momento e, cioè, che gli Ebrei espulsero dal loro neonato stato (delibera ONU 181 del 1947) i palestinesi derubandoli della terra.
Questa più che un falso è da considerare una vera e propria “bestemmia storica”, essendo stata la Lega Araba a convogliare gli arabi di Palestina (notare che nemmeno l’ONU parlava di palestinesi) in campi profughi, che sono ancora esistenti, dato che la patente di profugo è tramandata di padre in figlio ormai da cinque generazioni, e subito dopo questa “nàkba cinque eserciti assalirono lo Stato d’Israele.
Questa indiscutibile verità dovrebbe far parte della sedicente “cultura palestinese” ed io concluderei questo breve excursus con una esortazione: si attendono prove dell’esistenza di questa cultura..!