EBREI DI MAFIA
Stamattina, prima di uscire, avevo preparato l’articolo giornaliero e stavo prendendo i giornali; mi è arrivata una mail da una organizzazione che non ho mai sentito: OXAM. L’oggetto era visibile anche non aprendo la mail ed era il seguente: “aiutaci a disarmare Israele, stop al genocidio a Gaza”. Inutile dire che l’ho subito cancellato, però queste mail, annunci, proclami si stanno moltiplicando.
Sono un uomo pacifico e il mio voto è sempre stato orientato a sinistra, ma di fronte alla situazione che si sta creando non mi sento più lo stesso ed il mio articolo odierno, che avevo scritto in modo asettico, ora lo sento più partecipato. Sento come un grido che cerca di esplodere: basta di essere vittime dell’ignoranza, della maldicenza, dell’ostracismo.
“Il 9 novembre 1989, dopo un processo di forti cambiamenti su scala mondiale, anche sotto la pressione della curia pontificia e dell’impulso personale di Papa Vojtyla, cadde il muro di Berlino, un gesto simbolico che causò un riassetto totale della politica globale.
A ruota cominciò la disgregazione dell’impero sovietico e il ridimensionamento della Russia, che perse tutti gli stati satelliti, salvo qualche rara eccezione.
Da quel momento anche gli Ebrei russi si trovarono in grandi difficoltà e lasciarono il paese in massa, così come se ne andarono moltissimi Ebrei dall’Ucraina.
Noi Ebrei sappiamo bene cosa significhi un movimento di massa, popolare: insieme al grano viene via la crusca e così Israele si trovò a fronteggiare un problema in più: molta manovalanza della mafia russa emigrò, anche acquistando materialmente lo “status” di ebreo perseguitato.
Per chi non lo sa, la mafia russa è una delle più crudeli e forti al mondo, oggi superata dalla ‘ndrangheta e dalla Triade cinese.
In genere queste organizzazioni vivono e prosperano nei paesi dove c’è maggiore instabilità, determinata dalla debolezza dei governi o da situazioni locali particolari.
Il Medio Oriente (M.O.) si presta a queste situazioni da millenni; ricordiamo che la Toràh ci racconta della carovana di Ismaeliti che acquista Giuseppe dai fratelli; questo è lo spaccato di un traffico di esseri umani, attività non controllata dai governi e perciò molto redditizia.
In sottofondo, anche nei Vangeli, possiamo intravvedere, dietro l’apparizione dei re Magi che trasportano droghe (mirra, incenso e oro), altre carovane dedite al trasporto di droghe varie.
Il perché di questi passaggi e commerci risiede nel fatto che quella terra è sempre stata oggetto di conquista e di scontri, sempre libera da padroni stabili: ha visto nascere e morire interi imperi, proprio come dice il mago Bilàm nella sua visione futura che si legge in Bemidbar (Numeri).
La situazione attuale è complicata dal fatto che nell’occhio del ciclone si trovano gli Ebrei, il che accende diatribe infinite sul controllo dei luoghi santi alle tre religioni attualmente interessate.
Non si spiegherebbe altrimenti l’interesse morboso del mondo nell’inventata questione palestinese.
A volte è difficile trovare un modo per dialogare, ma in certi casi le mafie fungono da lubrificante; è difficile immaginare che non ci sia sotto niente di questo tipo alla facilità con la quale Israele, in piena guerra civile siriana, compiva i suoi raid quasi giornalieri nel sud della Siria.
Dall’altro lato del tavolo c’erano gli oligarchi russi, le cui fortune non erano certo acquisite con dolci e caramelle: questa non è una certezza, ma un’ipotesi seria sulle alterne vicende della vecchia terra di Canaan.
Anche gli Ebrei, del resto, hanno una tradizione non trascurabile in materia e questo ce lo racconta un bellissimo libro di Rich Cohen (americano) scritto nel 2000, sulla malavita a New York negli anni 1920-1930, intitolato appunto “Ebrei di mafia”.
Per inquadrare anche le situazioni attuali, che hanno portato allo scoperto la vita e l’attività di clan mafiosi nella striscia di Gaza, affiliati ad Hamas, senza inventare nulla, ritengo utile riportare il sunto del volume citato.
<In America, nella storia della criminalità organizzata, prevalgono i nomi italiani, ma ci fu un tempo, negli anni venti e trenta, in cui nomi dichiaratamente ebrei occuparono la scena. È quanto è scritto in questo documentatissimo volume, sapendo far rivivere quel periodo con estrema vivacità, raccontando aneddoti e storie condite col sapore della realtà di un mondo fatto di strade, bar e night club, dove uccidere era più attraente che scappare, dove ogni colpo veniva pianificato ed eseguito con precisione e finezza, un mondo di rivalità e guerre intestine, dove soltanto raggiungere la mezza età era un fatto raro; un mondo in cui, per un breve momento, i criminali più rispettati e temuti erano ebrei.
Un momento durato poco perché non appena un gangster ebreo metteva da parte qualche soldo mandava i figli all’università e li avviava a una carriera regolare, mentre gli italiani passavano il mestiere ai figli senza altra preoccupazione.
Questo resoconto, avvincente e senza scrupoli, offre un’altra faccia dell’eterno ebreo, perseguitato e vittima, che la storia ci ha tramandato>.
Soffermiamoci su quest’ultima affermazione per constatare che, sotto altri profili e livelli, lo Stato di Israele incarna, agli occhi del mondo, questo nuovo tipo di ebreo che non subisce, ma è in grado di infliggere duri colpi ai suoi nemici.
Sempre aprendo una parentesi personale, nella mia attività è capitato che dei lavoratori siano rimasti intrappolati in posti non raggiungibili da nessun telefono e sono stati salvati perché la ditta presso cui lavoravano li aveva dotati di cercapersone funzionanti pure a notevole profondità e, naturalmente, brevettati in Israele.
Mi chiedo come avrebbero fatto quegli operai oggi che è in voga il famigerato “BDS”, che boicotta tutto ciò che è “Israele” e mi domando pure perché questo movimento non boicotta il vaccino Sabin, col quale Israele sta salvando dalla poliomielite i bimbi di Gaza.
È una domanda pertinente, mi pare, ma tant’è, i giornali dicono che a Gaza anche ieri due bimbi sono morti di freddo”.