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Il 7 ottobre ha cambiato il mondo… ma non S. Remo

  • Opinioni

Il mondo cambia e spesso non ce ne accorgiamo: il 7 ottobre non ha sconvolto solo il Medio Oriente (da qui in avanti M.O.), ma tutto ciò che ci circonda, in un modo o nell’altro.

Sembra scoppiato all’improvviso, ma non è così…! Da tre anni la guerra in Ucraina ha monopolizzato tutti i mezzi di informazione, le preghiere del papa, le cancellerie occidentali, con la Russia sul banco degli imputati in servizio permanente effettivo (per rimanere al gergo militare).

Gli Stati Uniti erano distratti dalle imminenti elezioni presidenziali (pensate, erano imminenti già dopo il primo anno di presidenza Biden e l’immaterialità della vicepresidente Kamala Harris), mentre l’Europa non faceva altro che esibire al mondo la sua debolezza strutturale.

In M.O. stavano andando avanti le felici intuizioni di Trump 1 ed era imminente la firma di un trattato tra l’Arabia Saudita e Israele, che avrebbe dato inizio ad un’era di pacificazione e nuovi rapporti commerciali.

La Russia e l’Iran, nel frattempo, si dibattevano nelle difficoltà economiche provocate dalle sanzioni internazionali e la Corte Penale Internazionale inseguiva il “bandito” Putin, mentre Israele appariva debole e spaccato dalle idee malsane di Netanyahu sull’Alta Corte di Giustizia Israeliana, nonché dall’aggressività dei componenti di destra estrema e religiosa che supportano tuttora il suo governo.

Un appetitoso coktail per chi da mesi stava studiando come far saltare il banco…! Nessuno mai poteva pensare che i sunniti di Hamas collaborassero tanto intensamente con gli sciiti libanesi ed iraniani.

Israele distratto al punto da non aver visto le migliaia di tonnellate di materiale edile che entravano a Gaza e nutrito da un indigesto senso di superiorità tecnologica, tale da lasciare senza difese la rete da pollaio che definiva il confine con Gaza: ahimè, il profeta Amos aveva profetizzato invano fin dall’ottavo secolo a. Ch.

Ed ecco all’improvviso profanato e stracciato il secondo Simchat Torà della storia di Israele e della diaspora: cinquemila missili si abbattono contemporaneamente sul paese, mentre i gazawi penetrano nel sud di Israele su motociclette ed aquiloni, compiendo il peggior pogrom dopo la Shoà.

Il resto del coktail lo stiamo bevendo da cinquecento giorni, soprattutto con lo stillicidio della riconsegna degli ostaggi, come un calice di cicuta.

La fortuna di stare in Italia è che qui abbiamo S. Remo, con le sue leggerezze ed amenità…!

L’altra sera abbiamo avuto la performance di un “musico” che ha esibito la sua T-shirt con su scritto l’acronimo di B.eato D.eficiente S.olitario e noi che abbiamo perfino scritto al direttore di Rai 1 (me compreso) vedendo subito in BDS un attacco a Israele… poi, ovviamente, sono arrivate le smentite e le precisazioni. Si sono inventati di tutto, pure il festival degli acronimi regionali (alcuni dei quali incomprensibili).

Ma non è finita qui, perché stamattina alcuni mezzi d’informazione hanno riportato anche le polemiche fatte dalle “femministe” di casa nostra in merito al fatto che sono arrivati in finale cinque uomini, polemica sostenuta pure da una stimata giornalista di Repubblica.

È allucinante che, mentre queste amazzoni si ostinano a definirsi non una di meno escludendo sempre le ebree e le israeliane, si metta in discussione pure il voto popolare che le “signore” invece vorrebbero sostenere.

Che cinque uomini cinque vadano in finale viene definito come vittoria del patriarcato e già questa è una posizione amena, ma che si arrivi pure a chiedere di cambiare la definizione delle prese di corrente e dei “Lego” è il colmo…! (ma non hanno altro da pensare…?)

Mi chiedo come dovremmo definire queste prese “maschio e femmina” e perché non lo propongono, visto che hanno la testa libera da problemi più seri…!?!

Mi permetto di ricordare alle militanti di non una di meno che esistono pure i bottoni e le asole, le chiavi maschio e femmina, gli incastri a coda di rondine e un’altra infinità di cose.

Perfino mettersi un indumento addosso a questo punto è patriarcale, chiediamo, quindi, che si sbrighino a trovare il modo di uscire da questo equivoco, perché rischiamo di morire tutti di freddo, dico tutti e non solo “non una di meno”.