8 MARZO IN ANTICIPO
La notizia che ho letto stamattina su Libero online, mi fa porre in stand by le altre questioni provocate dal 7 ottobre e apre nuove problematiche di cui dovremmo tenere conto.
Le femministe occidentali si battevano da sempre per i diritti di tutte le donne del mondo, contro il cosiddetto patriarcato, contro gli abusi sessuali, i femminicidi e sulla parità dei diritti.
Fino al 7 ottobre questo paradigma non è mai stato messo in discussione ed ogni anno culminava con le celebrazioni dell’8 marzo, giornata della donna per antonomasia.
Da quello che è successo dopo il 7 ottobre questi movimenti femministi (seguiti a ruota dal movimento Lgbti+) hanno perso il senso della realtà: la conclamata situazione di Gaza (a loro dire) ha portato a far virare il movimento “non una di meno” in “una di meno… se è ebrea”; lo stesso gli altri movimenti.
Il fatto che nei paesi musulmani non ci sia spazio per gli Lgbti+, dove invece sono perseguitati, è passato in seconda linea. Tra tutti i movimenti quello femminista è il più sconcertante di tutti: si batte contro il patriarcato, ma sta con Hamas: ma lo sanno che le donne per l’Islam non dovrebbero neanche comparire in pubblico…?
Basti pensare a una foto al mare al tempo dello Scià e una oggi: c’è tra loro una cappa di tristezza, come quando brucia una serra: la bellezza dell’altra metà del cielo viene offuscata e coperta come se fosse una creatura del diavolo ed è incredibile come per le donne musulmane questo non pesi.
I movimenti femministi si battevano anche per questo, ma è come la storiella del boy scout che fa traversare la strada ad una vecchina che non voleva…!
Infatti ora è nato il movimento delle femministe islamiche che si chiama “Qumi”, cioè “alzati” in arabo; è un collettivo formato da donne arabo-palestinesi, di recente costituzione, che punta il dito contro tutti i collettivi femministi che non hanno le donne nere e arabe come proprio riferimento e/o centro di interesse.
È un vero schiaffo in faccia alle nostre beneamate signore e signorine che pensavano di battersi anche per le donne di “Gaza” e dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, come tutta la popolazione di quella striscia di terra abbia sposato la barbarie di Hamas, che evidentemente ha fatto breccia pure da noi.
Sembra di vivere nella preistoria, quando l’uomo usciva a caccia armato di clava e la donna rimaneva nella caverna a badare ai cuccioli.
Nell’articolo di Libero online si legge testualmente “Ormai il femminismo è stato depauperato di qualunque suo significato: non esiste più il concetto di “donne per le donne”, di solidarietà femminile. I movimenti femministi degli anni Settanta avevano obiettivi alti e trasversali, non erano politicizzati e soprattutto non guardavano se c’erano diritti di “bianchi” o “neri”. Le femministe nel Novecento si battevano per i diritti delle donne, stop.
Oggi siamo arrivati alla selezione dei diritti e a una divisione tra femministe, con gruppi che accusano altri di perseguire un interesse bianco-centrico (sic.!).
“Sosteniamo le eredità di solidarietà tra le comunità palestinesi, nere, indigene, femministe del Sud del Mondo, che hanno lottato fianco a fianco all’interno di movimenti anticoloniali, anticapitalisti e antirazzisti globali”, scrivono da Qumi, per poi aggiungere, svelando la propria natura: “Che il cambiamento in Italia continui, ispirato dalla forza delle donne palestinesi e dall’eroica resistenza della Striscia di Gaza”. Quella che chiamano “eroica resistenza” di Gaza è forse Hamas? Chissà cosa ne pensano dalle parti di Non una di meno, e tutti i gruppi femministi, di questa accusa, di essere tacciate come movimento bianco-centrico, loro che da qualche tempo riescono a puntare il dito solo contro i “figli (bianchi) sani del patriarcato”. Si trova sempre, ovunque ci si giri, qualcuno che è più realista del re”.
Ma questo succede perché l’Occidente mostra il ventre molle di chi in fondo ha tutto e pensa di fare della beneficienza a buon mercato, andando a difendere chi la pensa diversamente e agisce di conseguenza.
La donna musulmana esercita la sua fede anche così, del resto questa religione nasce 634 anni dopo il Cristianesimo ed è ovviamente immersa in altre problematiche.
Su quanto incida poi tutto ciò sulla vita sessuale, soprattutto del maschio, ci sarebbe da scrivere un trattato: il sesso è conculcato ed ogni azione (o reazione) diventa morbosa; non mancano esempi in proposito, basti pensare che gli atleti israeliani colpiti a Monaco nel 1972 sono stati evirati, prima di essere uccisi ed altrettanto è successo il 7 ottobre, dove lo sfregio e la profanazione dei corpi è cominciata proprio così.
Senza contare gli innumerevoli episodi di violenza che abbondano ormai nei paesi occidentali, dove le donne sono sempre più a rischio e dove gli esecutori materiali di violenza sessuale sono sempre più spesso immigrati di fede islamica.
Si sveglieranno prima o poi le attivista di “una di meno, l’ebrea”… Prenderanno atto che l’unico paese mediorientale dove possono andare al mare in due pezzi o nel burqa è Israele.
A me viene in mente quel bellissimo film di Lina Wertmuller interpretato magistralmente da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, “travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, in cui l’emancipatissima Melato viene soggiogata prima fisicamente e poi sentimentalmente dall’uomo rozzo, rude e violento.
In fondo è la sindrome di Stoccolma che purtroppo affligge le nostre femministe, che, come abbiamo visto, ormai sono surclassate e respinte pure dalle musulmane del movimento Qumi.
Marco Del Monte, Ingegnere