In questi mesi che stanno correndo via velocemente tanto quanto solo il tempo sa fare, è riemersa prepotentemente la questione che il mondo intero denomina “guerra israelo-palestinese”, ciò che lava soprattutto la coscienza degli occidentali.
La definizione di occidente però non è geografica, purtroppo, ma è un modo molto sbrigativo per circoscrivere i confini immensi di una civiltà.
Tutto ciò che non è “occidente” è nemico nel migliore dei casi, è trasparente per tutto il resto. Lo scudo morale è l’ipocrisia di facciata. Tutti i cristiani sono buoni d’animo dopo la Messa e la confessione, tutti gli ebrei sono nello stesso stato dopo il giorno di Kippùr. La religione aiuta molto spesso a nascondere la polvere sotto il tappeto.
Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, invece, c’è stata la deflagrazione: quasi pari, per gli effetti che stiamo vedendo e commentando, alla terza bomba atomica dopo Hiroshima e Nagasaki.
L’occidente si è accorta che cominciava l’invasione dell’Islam e, fatto più dirompente, che al suo interno vivevano da secoli gli Ebrei, di cui ci si ricorda soltanto in circostanze estreme. Come salvarsi da questi due rischi concentrati in una parola…? Sedando il conflitto con l’Islam, dandogli in cambio la vittima sacrificale più comoda, cioè gli Ebrei.
Dopo i campi di sterminio, che comunque sono figli degli innumerevoli pogrom perpetrati soprattutto dalla Chiesa, nei secoli passati, cosa inventare…?
La questione della presenza degli Ebrei si è trasformata “banalmente” nella questione israelo-palestinese, uscita dal cilindro di un mago.
Quattrocento settantun anni prima della nascita dell’Islam non esisteva nessuna terra al mondo con il nome “Palestina”, mentre in quella terra oggi contesa vivevano, più o meno tranquillamente, Ebrei e Cristiani, che abitavano nei Paesi Giudea e Samarìa, residui dei due regni ebraici di Giuda e di Israele. Notiamo come punto focale dell’intera vicenda che Gaza esisteva da più di un millennio e nessuno mai l’aveva toccata.
L’Imperatore Adriano continuava a combattere le varie rivolte giudaiche, fino a che, nel 163 d. Ch. tolse ogni potere alle autorità ebraiche, riunificò la Giudea e la Samarìa e chiamò questa “entità territoriale” Palestina, ignaro delle conseguenze tragiche che ciò avrebbe comportato qualche secolo dopo.
Tralasciamo le vicende storiche pregresse e arriviamo alla fine della seconda guerra mondiale, quando il mondo si accorse che in Europa era successo qualcosa di più di una guerra; si cominciò ad accendere qualche riflettore sui campi di sterminio nazisti, dove furono internati e soppressi una decina di milioni di individui.
Ma come è potuto succedere…? Per colpa della classe dirigente di due soli paesi (Germania ed Italia) o c’era stato qualcosa di più…?
Con questa foto in mano guardiamo il presente: è colpa solo di Zelensky e Putin se c’è la guerra in Ucraina…? È colpa solo di Netanyahu e Hamas se sta continuando la guerra “israelo-palestinese”…?
Purtroppo la risposta è no…! Tutto è avvenuto ed avviene per la totale indifferenza dei popoli, di quella maggioranza silenziosa che pensa agli affari suoi, mostrandosi dispiaciuta delle disgrazie altrui, ma non al punto da farsene sconvolgere la vita.
C’è una romanza di Fabrizio de André che parla di Raffaele Cutolo, recluso nel carcere di Poggioreale, il protagonista però non è lui, ma il capo della gendarmeria, tal Pasquale Cafiero, che la mattina regolarmente compra il giornale quotidiano, che riesce a leggere solo di sera, al termine della sua faticosa giornata: “prima pagina venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa’…? Si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità”.
Ecco, l’occidente fa questo: manifesta per tutto, tranne nel caso in cui i fatti riguardino Israele, s’indigna e getta la spugna, ma senza dignità.
Questo è il senso dell’articolo del prof. Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera di oggi: l’indifferenza di chi alza le spalle, girandosi dall’altra parte.
Chiudo con l’episodio di ieri sera al festival di San Remo, dove ecumenicamente benedette da Francesco, si sono esibite Noa (israeliana) e Mira Awad (annunciata palestinese) che hanno cantato insieme per la pace, solo che Noa appartiene a quella sinistra israeliana che è comunque contro il governo di centro destra e la Awad è israeliana non ebrea.
A parte le scuse che si attendono per la serata di stasera ritengo che il fatto in sé, anche se fosse stato reale, avrebbe sollecitato solo una sconfortante indifferenza del pubblico in sala e a casa.
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Ing. Marco Del Monte
Roma lì, 12 febbraio 2025