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«Israele sotto assedio aggredisce perché attaccato» (aggiornamento)

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“Il raid israeliano in Yemen è perfetto per spiegare come funziona la stampa quando c’è di mezzo Israele. Nei mesi scorsi gli Houthi hanno attaccato più di 200 volte Israele. Notizie trascurabili, secondo la stampa. E infatti si vedeva a fatica la notizia di un paio di tali attacchi. Ecco però che se Israele risponde, allora scatta la prima pagina e l’allarme «escalation». Mai che questo allarme scatti quando attaccano per primi i terroristi musulmani: siano essi palestinesi o Hezbollah o Iran o Houthi. Quasi come se costoro avessero una sorta di diritto divino di attaccare Israele. Risultato? La gente vede solo l’attacco di Israele, e quindi c’è l’effetto ottico per cui Israele è aggressivo. Tutto questo sebbene Israele non abbia mai iniziato una guerra, ma grazie ai media sembra che sia sempre Gerusalemme ad attaccare per prima. Ripetere questa situazione per centinaia di volte «et voilà» ecco spiegato perché Israele è tanto odiato. Ps. I media non solo riportano in prima pagina solo le risposte israeliane, ma soprattutto dimenticano sempre di ricordare che Israele è sotto attacco contemporaneamente dal Libano, da Gaza, dallo Yemen e dall’Iran. I giornali invece generalmente analizzano ogni singolo conflitto, perdendo così il quando generale di un Paese sotto assedio che — se non rispondesse adeguatamente — creerebbe un incentivo ai suoi vicini ad attaccarlo sempre di più.
Davide Blei Delegato alla Comunicazione della Comunità ebraica di Milano” (lettera al Corriere della Sera, 23 luglio 2024).

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Ndr: era ora che qualcuno dicesse che vi è una vasta disinformazione; ne riparliamo. Intanto, si rammenta che “Gli Stati membri rispettano il diritto dei destinatari dei servizi di media di avere accesso a una pluralità di contenuti mediatici editorialmente indipendenti e garantiscono l’esistenza di condizioni quadro conformi al presente regolamento per salvaguardare tale diritto, a beneficio di un dibattito libero e democratico”, ai sensi dell’art. 3 del Regolamento (UE) 2024/1083 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 aprile 2024, che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato interno e che modifica la direttiva 2010/13/UE (regolamento europeo sulla libertà dei media) Testo rilevante ai fini del SEE

La situazione descritta da Blei corrisponde al noto quadro per cui nel caso di attentato in Israele in  cui l’attentatore sia ucciso, la notizia è configurata così: prima si informa che un arabo è stato ucciso dagli israeliani, e poi si dice cosa aveva fatto. Il New York Times lo fece solo una volta, destando scandalo, mentre da noi è stato prassi corrente.  Vedi: Committee for Accuracy in Middle East Reporting in America (CAMERA) https://www.camera.org/

Il 27 luglio 2024, Maurizio Caprara sul Corriere della Sera, scrive “Nessuno chiede il cessate il fuoco agli Houthi”, i quali hanno lanciato duecento attacchi contro Israele, che con gli Houthi e col Yemen non ha nulla a che fare. Possiamo ipotizzare che la lettera di Blei sia stata utile: ora Caprara disquisisce di “pacifismo di facciata” il quale aggiungiamo noi, dà segni di vita solo per attaccare Israele. Ma perché si muove solo Blei?

Redazione: Emanuele Calò

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